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Quanto tempo per una ricarica?

“Quanto ci mette un’auto a ricaricarsi?” è una delle domande ricorrenti più comuni tra chi non è ancora passato all’elettrico e magari è scettico a riguardo. Oggi cercheremo di rispondere nella maniera più esaustiva possibile per fugare i dubbi dei nostri prossimi clienti.

Quanto tempo ci vuole per una ricarica completa dell’auto?

Lo sappiamo, non si risponde mai a una domanda con un’altra domanda ma in questo caso vediamolo come un punto di partenza da cui muovere per accompagnare chi vuole saperne di più alla scoperta della ricarica elettrica. Quanto tempo per una ricarica?

Innanzitutto: è davvero possibile rispondere? La domanda “quanto tempo ci mette un’auto elettrica a ricaricarsi” ha senso di essere posta?

Complice la scarsa o l’assente familiarità con un’abitudine che deve ancora sedimentarsi nelle nostre vite, è normale nutrire dubbi o avere bisogno di delucidazioni a proposito della ricarica di un’autovettura elettrica. In questo articolo approfondiremo insieme alcuni concetti imprescindibili per comprendere il funzionamento della ricarica:

Il livello di ricarica: unità di misura e capacità della batteria

Il kWh misura la capacità di una batteria d’auto la quale va dai 22 di una city car agli oltre 100 kWh di un veicolo iper performante. Naturalmente raggiungere un livello di carica ottimale in un’auto dalle prestazioni e capienza di batteria basic e di una top di gamma sono due cose diverse anche in termini di tempo. A una maggiore capienza di batteria corrisponde una maggior quantità di tempo necessario per la ricarica. Il primo passo da compiere per rispondere alla domanda “quanto ci mette un’elettrica a ricaricarsi” quindi è conoscere bene la batteria e la sua capienza.

Perché la domanda in sé non è del tutto corretta?

Nessuno arriverebbe facilmente a casa con il serbatoio vuoto… allora perché dovrebbe succedere con l’auto elettrica? Nel pensare alla ricarica spesso finiamo per figurarci situazioni irrealistiche in cui ci troviamo con la batteria morta tutte le sere e siamo costretti a dare vita quotidianamente a una ricarica da 0 a 100% che, in caso di auto potente, può arrivare anche a richiedere 13/14 ore. La stessa ricarica al 100% poi è sconsigliabile tutti i giorni, rovinerebbe l’auto e l’integrità della batteria sul lungo periodo.

Volendo fare un altro parallelismo col mondo delle auto a motore termico “un pieno” non lo si fa tutti i giorni, se non in vista di un lungo viaggio. Fatte queste considerazioni ecco che diventa più realistico affermare che, di norma, caricheremo l’auto da una tolleranza minima di 20% a una massima di 80% e magari nemmeno tutti i giorni!

Quanto tempo per una ricarica? Come farsi un’idea più precisa:

Quindi come farsi un’idea più precisa di quanto tempo sia necessario, di media, per ottenere una ricarica accettabile? Come abbiamo detto la percentuale di ricarica che più realisticamente andremo a coprire per un’auto media è pari al 60% (da un minimo di 20% a un massimo di 80%). Ipotizziamo una ricarica domestica, durante la notte, con il contatore più basic possibile (3 kW) di un’auto dalla capienza di 40 kWh. Consideriamo anche un consumo notturno della casa di circa 0,5kW (elettrodomestici, cellulare in carica ecc… ), che ci lascia quindi disponibili circa 2,5 kW per la ricarica dell’auto. Il 60% di 40 kWh è circa 24 kWh. Il calcolo 24 kWh : 2,5 KW ci restituisce 9,6 ore di ricarica.

9,6 ore che, nel caso di adesione alla sperimentazione ARERA diverrebbero 4,4 ore. La sperimentazione gratuita, infatti, permette di portare a 6kW la potenza del contatore nelle ore notturne e festive, senza alcun aumento dei costi fissi, lasciando quindi circa 5,5 kW disponibili per la ricarica dell’auto. I 24 kWh dell’esempio precedente, potendo contare su circa 5,5kW di potenza disponibile, si ricaricherebbero quindi in 24 kWh: 5,5 kW = 4,4 ore. In entrambi i casi un lasso di tempo più che accettabile.

In conclusione

È possibile rispondere alla domanda: quanto ci mette un’elettrica a ricaricarsi? Sì, ma nel farlo dobbiamo cercare di non ragionare per assoluti o lasciarci fuorviare da una visione irrealistica delle nostre abitudini, quanto fare affidamento su una razionalizzazione di quello che spesso è un falso problema.

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